SAI le storie
Un laboratorio di immedesimazione. Non è una scuola di scrittura. E’ la formazione per gli operatori del Servizio di Accoglienza e Integrazione. Siamo a Pietragalla, provincia di Potenza. Un paese di 4.000 abitanti che ospita una ventina di richiedenti asilo: nigeriani, tunisini e curdi.
C’è Tonia, Rocco ed altri volontari. E poi Emanuele che coordina il laboratorio.
Abbiamo raccolto alcune di queste storie:
“Il mio nome è Artemisia: a mio padre piacevano le piante, perciò mi diede questo nome. Lui era nigeriano, così mi ritrovo questo cognome, Uba, tipico della tribù Yoruba. Sono nata in Italia. A volte mi sento talmente brutta. Vorrei essere come le mie colleghe italiane, ma a volte qualcuno mi ha addirittura detto che sembro un maschio. Non ho figli, passo i pomeriggi ad ascoltare musica: i Tiamat, sognando che un giorno lascerò questo lavoro di merda e andrò a vivere in campagna. Tornerò tra le piante e la natura, che piacevano tanto a mio padre.”
“Francesca ha un cognome evocativo: Futura! È questa parola che è stata la spinta per partire dalla Mauritania ed essere, finalmente, libera. La sua passione: il calcio. Il suo lavoro: etno-psicologa. Nel suo Paese non ha opportunità. Vuole essere libera e rendere libera la sua unica figlia, Chiara che, chissà come, ha conosciuto Salmo, un cantante italiano e la sua canzone preferita è “Stai zitto”: è lei che le ha proposto di partire per l’Italia, per abbattere quei luoghi comuni e rendersi libera. Per rendere giustizia a chi non ha potuto.”
“Mohamed d’Alessio, nato a Potenza, ho due figli: un maschio, Cristian e una femmina, Giulia. Sono sposato con una casalinga ed è a sua volta disoccupata. Desidero essere uno scrittore per poter essere libero.”
“Luciana, nata a Tirana, ho due figli, Matteo e Giulia. Sono disoccupata; di tanto in tanto dirigo un’orchestra. Vivo una storia d’amore con Marx, che lavora al SAI di Pietragalla, ed entrambi amiamo disegnare immagini di Dio.”