UNA FACCIA DA CINEMA
Ha attraversato oltre mezzo secolo di storia del cinema. Potrebbe raccontare, e probabilmente lo farà in un libro di prossima uscita, aneddoti ed episodi che pochi altri hanno vissuto.
Antonio Spoletini è romano, di quelli autentici. Dall’aspetto ancora assolutamente giovanile, conta la bellezza di ottantaquattro primavere.
Cominciamo la nostra chiacchierata in attesa dell’inizio delle riprese dell’ultimo film della saga di James Bond.
“Ero un bambino quando, con i miei due fratelli, ho cominciato a lavorare nel cinema.”
Un cinema, quello degli anni tra i ’40 e i ’50, che, solo a Cinecittà, contava più di trecento produzioni all’anno ed impiegava migliaia di persone.
” Il cinema italiano non esiste più – chiosa – nonostante sia rimasto qualche autore interessante.”
E’ un caposaldo del cinema dietro la macchina da presa (per cui ha ricevuto anche riconoscimenti da registi come Lina Wertmuller o Pupi Avati) e si occupa prevalentemente di casting, ma da giovane (in una carriera di settant’anni) è apparso anche sullo schermo.
“Come quella volta quando giravano la “Maia desnuda” e cercavano un volto da duro. Mi presentai ai casting e loro mi chiedevano di parlare in inglese, in spagnolo. Io gli dissi che parlavo solo romano. Mi presero che dovevo fare l’accompagnatore muto del boia.”
A Matera ci viene dal ’64 quando lavorò con Pasolini per il suo “Vangelo”.
Braccio destro del produttore Enzo Sisti, si è occupato di casting per tutti i più impostanti film girati nella città dei Sassi negli ultimi anni.
“Con Morgan Freeman si è creato un bellissimo rapporto. Un giorno a Trastevere mi sentii chiamare “Antonio”, con accento americano. Era Morgan che subito venne a salutarmi. Ho conosciuto e frequentato tutti i più grandi del cinema, da Orson Welles a John Huston, ma ho dato del voi solo a due artisti: il principe De Curtis ed Anna Magnani.”
Infine ci da una notizia in anteprima: ad ottobre dovrebbe venire a girare il regista Terrence Malick.
“Me lo trovai sul set di Ben Hur, con un cappello calato in testa. Mi indicò e chiese ad alcuni della produzione chi fosse quello con la faccia da cinema.”