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Ne “Il turno di notte” gli operai della Stellantis di Melfi si confessano

Questioni private e alienazione della condizione del turnista: questa la pièce di Gianpiero Francese messa in scena lo scorso 17 maggio al cine – teatro “G. Guerrieri” di Matera. Nel cast: Giuseppe Centola, Gabriele Grano, Simona Ianigro, Dino Paradiso, Giuseppe Ranoia, Manola Rotunno ed Erminio Truncellito.

Ci sono loro, gli operai (di lungo corso) ex Fiat di Melfi che fanno il punto della loro vita dopo trent’anni al servizio dell’automobile. E’ c’è il “francese”, simbolo di ciò che è diventata oggi quell’azienda che fino ad una ventina di anni fa era sigla riconosciuta del made in Italy ed una delle prime produttrici al mondo di automobili.

Loro sono i personaggi messi in scena dagli attori della compagnia “Opera” di Potenza. C’è Rocco, che sogna di fare l’attore, Leonardo, Teodoro, il sindacalista e le due donne in tuta blu. Tutta la Basilicata che agli inizi degli anni ’90 vedeva la nascita dello stabilimento Fiat a Melfi come una possibilità di lavoro e sviluppo. E loro all’inizio ci credevano davvero.

Scossa di terremoto ed i sei personaggi in scena rimangono bloccati negli spogliatoi. La scenografia rimanda ad Arthur Miller, con i nostri appollaiati all’inferriata come gli operai di inizio novecento sui grattacieli di New York.

Ecco allora che emerge ciascuno con la propria vita, la propria fragilità, le proprie problematiche. Teodoro che festeggia il suo compleanno proprio in quest’occasione. il sindacalista a cui gli si rimprovera di non rappresentare più alcunchè. La foggiana preoccupata della madre. Monologhi a volte velati di nostalgia, altre volte esilaranti. Addirittura drammatici quando ricordano un loro collega morto da un’impalcatura proprio durante il turno di notte.

Durante gli scazzi e le confessioni tra colleghi emergono le questioni più spinose e attuali. Come quella dei trasferimenti (da Melfi a Pomigliano D’Arco) decisi a tavolino, o della produzione notevolmente ridotta.

Espedienti come la ricarica dei cellulari per riuscire ad essere reperibili dall’esterno o del fois gras trovato rappresentano momenti in cui l’ironia si fa più leggera.

E poi entra in scena lui, il “francese”, su cui si riversano tutte le lamentele. Un detonatore che fa esplodere la rabbia e tutti i sentimenti repressi contro un padrone non più identificato in una persona (o in un’azienda riconoscibile ed italiana) ma in un gruppo, Stellantis (che ha assorbito la Fiat), dal fatturato stellare e che chiude le linee di produzione in Italia per il passaggio all’elettrico.

Da una crepa nel muro riescono a trovare una via di fuga. metafora di scelte esistenziali nel momento in cui si apre anche la porta blindata. E allora c’è chi sceglie di inseguire i propri sogni e chi di rimanere al servizio di un “padrone” asettico e impersonale. Le vite e i destini dei personaggi rimangono così sospesi nei messaggi vocali whatsapp del gruppo di lavoro in un finale aperto e poetico.

Dal drammatico al politico, dal nostalgico all’ironico. Questi i registri di uno spettacolo che unisce il sentire di un’intera regione, con un orgoglio tutto lucano come quando si ricorda la battaglia dei lavoratori agli inizi del 2000, che diventerà “il modello Melfi”. Per uno spettacolo che fa ridere e riflettere allo stesso tempo.

L’organizzazione della serata è stata a cura di Euforica eventi.

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